Il Paese


Nuovi contributi alla conoscenza della storia di Moggiona
Presentazione del lavoro del Circolo di Studio Fidelitas Moggio
fatta da Danilo Tassini a Moggiona il 12 Luglio 2008

Come ho lavorato: Ho trascritto tutto quello che ho avuto a disposizione, superando il primo problema: quello di riuscire a leggere nelle varie grafie.
Poi ho pensato di dividere questa messe di notizie ed informazioni in temi. Ne sono venuti fuori una ventina.
Il periodo storico indagato va dagli ultimi anni del '500 fino alla soppressione della Contea. Un arco temporale dunque di circa duecento anni.
Il lavoro non è un racconto. Sono dati storici ben precisi attraverso i quali ciascuno di noi potrà farsi una idea di ciò che succedeva a Moggiona e di come vivevano i nostri antenati.
E che fossero nostri antenati non vi è dubbio dato che si chiamavano Madiai, Celli, Benedetti, Pecorini, Menchini, Salvi, Piombini, Alberti, Giovannelli, Cipriani, Checcacci, Sampaoli, Berni, Ballerini, Roselli, Allori ecc.

Tra i temi trattati ne ho estrapolati alcuni che voglio sinteticamente presentarvi lasciando a voi il piacere di scoprire gli altri che vi garantisco ugualmente interessanti.

Comincerei col parlare della Compagnia del S.mo Sacramento.
Cosa sapevamo sulla nostra Compagnia? 5 anni fa avevamo rintracciato presso la biblioteca Rilliana di Poppi i Capitoli del 1683 e in quella occasione avevamo potuto concludere che la Compagnia esisteva già nel 1640. Già allora dunque le avevamo allungato la vita di un bel po' visto che prima la Compagnia era documentata solo a partire dal 1795.
Adesso abbiamo scovato la seguente notazione che la riguarda: anno 1596: alla Compagnia vengono date, da parte dei Consiglieri del Comune ed altri, 26 lire per comperare un crocifisso.
Quindi la Compagnia esisteva già in quel lontanissimo 1596, più di 500 anni fa. Una storia dunque che appare sempre più lunga e importante.
Sarebbe un vero peccato vederne la fine proprio nei nostri tempi.
Una curiosità. Nel 1714 per la costruzione dell'Altare della chiesa di S. Rocco (chiesa di cui poi parleremo) la Compagnia del S.mo Sacramento fa un prestito al Comune di Moggiona di 44 scudi, (circa 20.000 euro di oggi). Una bella cifra che il Comune restituirà, con rate di 4 scudi, in ben 11 anni.

Parliamo adesso un attimo della Casa del Comune e della Corte.
Sapevamo che nel 1576 era stata costruita nel paese, con il concorso di tutti gli abitanti, la casa della Corte e del Comune, a motivo che quando il Cancelliere del Podestà di Bibbiena veniva ad amministrare giustizia non aveva dove stare al coperto se non in chiesa e spesse volte aveva dovuto mangiare per strada.   
Adesso ,con questi nuovi documenti, siamo venuti a conoscenza del fatto che circa cento anni dopo (esattamente nel 1688) la casa del Comune di Moggiona viene di nuovo costruita. Probabilmente era cadente.
Per ricostruirla occorrono circa 200 giornate di lavoro. Le maestranze vengono da fuori, (Silvano ancora non c'era), la manovalanza è paesana.
Il comune si occupava anche del pranzo dei lavoratori ed abbiamo la lista delle vivande. Troviamo: carne salata, carne di pecora, maiale, baccalà, cacio, fagioli, ceci, pane, olio e barili di vino.
Negli anni successivi alla costruzione la casa comunale viene arredata: 2 letti con relativi sacconi di paglia e capezzali, una tavola, 8 sedie, una credenza, 2 tavolini. In dotazione troviamo anche una stadera e una bilancia per pesare il sale (era infatti il Comune che aveva il monopolio del sale), una secchia di rame e ...la canna del serviziale. Ma cosa era il serviziale? Era il clistere che dunque era di proprietà comunale e che evidentemente veniva prestato a tutti i paesani che ne avessero avuto bisogno. E che se ne facesse largo uso lo dimostra il fatto che molto spesso l'attrezzo aveva bisogno di manutenzione. Pensate poi che lo stesso serviziale rimarrà in uso per circa 50 anni e che poi si baratterà con un altro usato per arrivare finalmente, dopo altri 15 anni, ad acquistarne uno nuovo.
Grazie allo studio dell'estimo del 1776 siamo riusciti a localizzare la nostra casa del Comune e della Corte. Si trovava qui di fianco, dava sulla piazzetta (che in questo momento viene lastricata) e separava dai terreni del podere dei Padri di Camaldoli. Praticamente più o meno era dove ora si trova la casa di Bistino. Era costituita da tre stanze e, come abbiamo detto, fungeva anche da canova del sale.

Veniamo a parlare dell' Oratorio di S. Rocco.
Dell'oratorio di S. Rocco avevamo incominciato ad avere notizie già preparando il libro Moggiona. Adesso la storia di questo Oratorio appare più completa e soprattutto emerge il grande attaccamento che verso questo luogo di preghiera avevano i moggionesi. Ma iniziamo da capo.
La prima menzione nota di questo Oratorio, di cui oggi si è completamente persa memoria, è del 1682. In. quell' anno il Padre Maggiore dell'Eremo, in occasione della sua consueta visita alla Chiesa di Moggiona, visita anche la Cappella di S. Rocco che, come si legge, era stata eretta (in un momento che non è dato di sapere, ma presumibilmente intorno al 1630) per voto fatto al detto Santo in tempo di peste. Già perché s. Rocco, come certo saprete, è il Santo che protegge dalla peste.
Tre anni dopo lo stesso Padre Maggiore dell'Eremo ordina che si riprenda a festeggiare il Santo ogni 16 di Agosto così come si faceva una volta e altresì ordina che la processione si fermi quando passa davanti a detta Cappella.
E il motivo. di questi ordini è presto spiegato: in quegli anni si sta avvicinando una nuova epidemia di peste.
La cappella di S. Rocco ha spesso bisogno di manutenzione e gli interventi si susseguono.
Qualcosa di importante accade nel 1715. La Cappella viene riedificata e probabilmente ampliata visto che da ora in poi viene indicata come chiesa, e non più come cappella, e visto che nel 1723 per discutere della bandita di Saccheta vi si radunano ben 76 capi famiglia.
Viene dotata di campanile, di invetriate alle finestre, di altare in pietra, e di un quadro raffigurante il Santo.
Anche dopo la riedificazione gli interventi di manutenzione si susseguono numerosi, segno di una certa precarietà delle strutture.
Ma la situazione diventa gravissima al momento della soppressione della Contea (anno 1776). Nessuno si occupa più della manutenzione di questa chiesa. Il Comune di Moggiona non esiste più. I Padri Eremiti se ne lavano le mani affermando, ed era vero, che l'oratorio non era di loro pertinenza. Il Comune di Poppi non se ne interessa.
Vi è testimonianza per l'anno 1784 di una lettera inviata dal Notaio civìle di Poppi al Conte Alberti per sua Altezza Reale il Granduca con la quale si chiede la grazia del restauro e del risarcimento dell'Oratorio di S. Rocco che minaccia rovina universale e nel quale gli abitanti si esercitano assiduamente.
E l'anno successivo lo stesso notaio lancia un ultimo disperato appello dacchè l'Oratorio va in rovina con grande afflizione di popolo.
Poi più niente, l'oratorio crolla e scompare.
Ma, pensate un po', ancora nel 1888, si trova nei resoconti della Compagnia la vendita e la riscossione di cera per la festa di S. Rocco.
La festa del Santo dunque sopravvive all'oratorio per altri 100 anni.
Ma dove era situato l'Oratorio? Grazie all' estimo del 1776 si può ipotizzare con buona approssimazione che si trovasse dove ora è la casa di Francesco. E la piccola edicola inserita nel muro di retta e che ancora si può vedere potrebbe essere l'ultimo segno di questo Oratorio scomparso che fu così caro ai nostri antenati.

Parliamo della scuola.
Si poteva pensare che la scuola a Moggiona fosse arrivata solo agli inizi del secolo scorso. Sappiamo infatti che alla fine dell'ottocento i pochi ragazzi di Moggiona che andavano a scuola dovevano recarsi a Pratovecchio (naturalmente a piedi).
Ma le cose non stanno proprio così.
Già nel 1723 si propone in una affollata assemblea generale la vendita della pastura di Saccheta e con il conseguente ricavato l'assegnazione di un competente salario ad un maestro di scuola che abbia l'obbligo di insegnare ai giovani del paese.
La proposta non passa ma 6 anni dopo nel 1729 la scuola c'è.
Il maestro è Don Martino Menchini (probabilmente il parroco del paese). Per il suo lavoro riceve dal Comune di Moggiona 84 lire annue (circa 500 euro in un anno, non una grande cifra dunque).
Il nome di Don Martino Menchini compare ancora nei resoconti del Comune negli anni 1745 e 1763. Altri nomi non compaiono e quindi è probabile che Don Martino Menchini (forse di Moggiona visto il cognome) sia stato l'unico maestro dei ragazzi del paese e lo sia stato per ben 34 anni. Dopo il 1763 nei resoconti comunali non sono segnalate altre spese per l'insegnante. Dunque lo scuola a Moggiona nel 700 è iniziata e finita con Don Martino Menchini e tutto lascia pensare che sia nata per una sua precisa iniziativa. Uno squarcio di conoscenza nelle tenebre dell'ignoranza che avvolgevano il tempo, e una figura, quella di Don Martino che riemerge dal passato e che merita di essere ricordata.

E veniamo infine agli estimi.
Abbiamo potuto lavorare su 2 estimi. Il primo del 1576 e il secondo di 200 anni dopo:1777
L'estimo del 1576 elenca tutti i beni presenti nella contea di Moggiona a partire da quelli posseduti dal Sacro Eremo.
Nel 1576 gli eremiti possedevano in Moggiona una casa, ed era quella dove ci troviamo in questo momento. Poi possedevano molti terreni lavorati tutt'attorno a Moggiona a partire dai tenimenti degli Ortali e di Tega. Complessivamente circa 240 staiora di terra lavorata (lo staiora era il pezzo di terra che si poteva seminare con uno staio di grano, Natalino mi dice corrispondere a 400-500 mq)
Vi erano poi i beni della Chiesa dei Santi Jacopo e Cristoforo a partire da una casa posta di faccia alla chiesa, l'attuale canonico. Appartenevano alla chiesa anche diversi terreni sparsi intorno a Moggiona per un totale di circa 80 staiora.
Venivano quindi alcuni beni appartenenti all'Infermeria di Camaldoli e i beni del Comune (per altro non indicati).
Infine vengono elencati i beni dei privati con i nomi dei relativi proprietari. Scopriamo così che in quel 1576 a Moggiona vi erano 42 case private di cui soltanto 3 a due piani.
Vengono quindi dettagliatamente elencate anche capanne, orti, aie, piazze, forni. Si scopre che alla Piazza vi era una bottega da fabbro.
Si indica anche l'ubicazione delle case. Quelle nel centro storico vengono indicate come case nel castello di Moggiona. Quelle vicine al castello vengono indicate nella Porta, o alla Mandrola, vicino ai Lastri, o al lastro del Trebbio. Ma anche al Prato e al Rio piccolo. Due case infine, appartenenti a due fratelli, si trovavano alla Menta.

Interessanti sono i vocaboli indicanti le terre intorno a Moggiona. Una cinquantina di questi vocaboli sono giunti fino ai giorni nostri, molti altri sono scomparsi per sempre. In tutto nell'estimo sono presenti oltre 140 toponimi. Due di questi sono particolarmente interessanti: Mulino vecchio che fa supporre la presenza di un mulino sulla Sova già prima del '500 (l'attuale mulino è settecentesco) e Moggiona vecchia. Avevo sentito parlare di questa Moggiona vecchia. Adesso abbiamo un riscontro storico. 500 anni fa esisteva un sito chiamato appunto Moggiona vecchia. Purtroppo i dati non sono sufficienti ad individuare il luogo che portava questo nome così. interessante. Mi dicono che potrebbe trovarsi nella zona di Rigattoli ma non si è trovato al momento nessun riscontro a quel che si dice. La questione comunque merita ulteriori indagini.

L'estimo del 1777 è ugualmente importante ed importante è il confronto tra i 2 estimi. Anche questa volta vengono elencati innanzi tutto i beni degli Eremiti. A questa casa dove ci troviamo si è aggiunta (nel 1740) una casa ad uso di Ospizio (che è quella addossata a questa sul retro). La casa del Curato è ora anch'essa dei Monaci (non vi sono più beni distinti appartenenti alla chiesa dei Santi Jacopo e Cristoforo).
Nel Pian delle vigne gli Eremiti avevano adesso (1777) un altro podere all'epoca indicato come podere nuovo (l'attuale Hotel 3 Baroni e pertinenze).
Molte erano le terre appartenenti all'uno o all'altro podere per un totale di 440 staiora (più di 20 ettari).
Il Comune è proprietario della casa del Cancelliere e canova del sale.
Un piccolo pezzo di terra posto alla Selva appartiene alla chiesa di S. Rocco.
E anche la Compagnia del S.mo Sacramento possiede alcuni terreni.
Vengono poi elencati i beni dei privati e così. scopriamo che le case in quel 1777 erano 61 (circa 20 in più rispetto a 200 anni prima).

I toponimi dei siti intorno a Moggiona sono più di 100. Alcuni sono nuovi non comparendo nell'estimo precedente, altri invece, presenti nel precedente estimo, sono scomparsi, e questo testimonia ancora una volta come ci sia una continua evoluzione della toponomastica locale.
Il problema attuale è il rischio concreto della perdita definitiva di gran parte di questi toponimi, conosciuti ormai soltanto dai più anziani. Il territorio non viene più vissuto come una volta, nessuno ha più campi da coltivare al Loto o in Faule o in Sargeni o alla Gricciola.
E proprio per non perdere memoria dei nomi di questi luoghi intorno a Moggiona, che per secoli e secoli sono stati così intensamente vissuti, stiamo iniziando un nuovo lavoro: la ricostruire di una mappa locale la più dettagliata possibile che permetta di fissare per sempre questa ricca e interessante toponomastica prima che sia troppo tardi.

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